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Il carnevale

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Il Carnevale di Bagolino[1], con la sua variante nella frazione di Ponte Caffaro, è invece una tradizione nota in tutta Europa ed ha origini molto antiche databili attorno al XVI secolo. Si svolge il lunedì e il martedì prima delle Ceneri ed è composto da due figure: i “balarì” (ballerini) e i “màscher” (maschere).

I “balarì”, solo uomini e in numero pari (oggi se ne contano circa 120), si esibiscono per le vie del paese accompagnati da un gruppo di suonatori ed eseguono danze molto antiche, ricche di gestualità ed eseguite per lo più su due file parallele, in omaggio a parenti, mogli, fidanzate o amici. Il costume, di colore scuro, è composto da giacca e pantaloni al ginocchio. Sulla giacca viene cucita della passamaneria di diversi colori ed è completata da una fascia con coccarda sul braccio sinistro e da uno scialle in seta colorata che ricade sulla schiena creando, durante i balli, effetti molto particolari. La maschera, di tela e realizzata a mano con antichi stampi, è bianca e su di essa è dipinta una mascherina nera che ricopre solo la parte superiore del volto, mentre le labbra sono accentuate con il colore rosso. Il cappello, la parte più elaborata e preziosa è interamente rivestito di una fettuccia di lana o cotone di colore rosso, che viene arricciata e completata, nella parte sinistra, con un fiocco composto da nastri di seta multicolore. Su di esso vengono cuciti gioielli in oro che ogni ballerino si procura da parenti e amici. 

 

Le musiche che accompagnano le danze sono circa venticinque e gli strumenti utilizzati sono la chitarra, il violino e il basso.

I “màscher” rappresentano il mondo contadino e si presentano come figure dispettose che scherzano, rincorrono i passanti e fanno allusioni di carattere erotico-sessuale. I costumi sono gli abiti tipici del contadino tradizionale, con zoccoli chiodati che producono un rumore caratteristico. La maschera permette di non farsi riconoscere e la voce viene camuffata assumendo un tono e una cadenza comune a tutti i “màscher”; saper “fare la voce da maschèr” è un’arte vera e propria imparata fin da bambini.

   

 

 



[1] N. Richiedei, G. Biati, L’antico rito valligiano del carnevale, in Vallesabbia: l’ambiente, le vicende storiche, i segni dell’arte e del lavoro dei venticinque comuni della Valle, Comunità Montana di Valle Sabbia, ed. Ramperto, Brescia, 1989, p.304-307. Per un ulteriore approfondimento sul carnevale di Bagolino cfr. S. Re, I giorni del carnevale. La grande festa di Bagolino e Ponte Caffaro, ed. Brixia, Brescia, 1994.

 

Ultima modifica il Lunedì, 30 Gennaio 2012 20:54
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